Omeopatia, vaccini e vitalismo

C’è una connessione tra l’infinita vicenda fantapolitica sull’obbligo vaccinale e i ciclici attacchi mediatici all’omeopatia? E’ possibile provare a immaginare, oltre all'affarismo della lobby farmaceutica, un profondo problema culturale portato da un secolo di straordinari successi del riduzionismo scientifico?

Una epistemologia vincente, quella riduzionista, ha giustamente occupato tutti gli spazi di dibattito, relegando i critici in nicchie poco comode. La libertà che ha portato il metodo scientifico è immensa, possiamo volare in poche ore da una parte all’altra del pianeta e disintegrarlo, se lo vogliamo, con una manciata di bombe atomiche, tra le moltissime a disposizione. L’unica critica possibile, ad una epistemologia così potente, è forse solo l’eccesso di potenza.

Qual è il segreto di un tale rapidissimo successo?

Essenzialmente la semplificazione.
Per trovare la verità dobbiamo scomporre gli elementi fino a farli diventare sufficientemente semplici da poterli mettere in una relazione causale meccanica, certa e lineare.

Ciò che non può essere scomposto e indagato non esiste, o quantomeno è oscuro (circa il 95% del nostro Universo, a quanto dicono gli astrofisici).

Questa semplificazione implica la suddivisione del sapere in discipline e sotto discipline sempre più fini e verticali, dove però nessuno si preoccupa più, o ha l’autorità per farlo in maniera riconosciuta dal resto della comunità scientifica, di quanto avviene fuori dal proprio campo di azione. Le complessità delle interazioni sociali e biologiche tendono quindi, per esigenze di semplificazione, ad essere sempre meno studiate.

Come si chiama, nel corazzatissimo panorama delle figure ospedaliere ad alta specializzazione, il medico esperto di correlazioni tra emozioni e sintomi? Tra pensieri ed emozioni?

O il medico esperto di correlazione tra patologia e farmaco? Forse il medico legale, ma fuori tempo massimo. Eppure quanto sarebbe importante una figura di questo tipo quando sappiamo che le cause iatrogene sono con certezza la terza causa di morte negli Stati Uniti e con molte probabilità la prima?

L’analogia tra la spinta all’aumento delle vaccinazioni pediatriche e il discredito del metodo omeopatico (o di qualsiasi altro metodo diverso da quello farmacologico) si fonda sulla difficoltà culturale di partorire una nuova epistemologia, sufficientemente vincente per poter accedere al tavolo del dibattito.
Il dottor Greco in questo intervento pone una questione fondamentale, relativa al linguaggio tipico del metodo omeopatico. Un linguaggio analogico, non analitico.

Se non esiste una tecnologia capace di distinguere un granulo omeopatico dall’altro, come può l’omeopatia servirsi del potente metodo scientifico per dimostrare il proprio valore al mondo?

Non essendo possibile è necessario che le persone dotate di onestà intellettuale si incontrino su un terreno epistemologico nuovo con un nuovo linguaggio, in questo caso quello analogico. E’ inutilmente banale dire che l’omeopatia sia acqua fresca quando centinaia di milioni di persone ne fanno uso e migliaia di medici e ricercatori la studiano e la applicano.
Così come i sostenitori di politiche vaccinali “espansive” potrebbero provare a vedere nelle logiche “vitaliste” un arricchimento culturale più che una protesta di genitori irresponsabili, e chiedere con urgenza, a gran voce, un serio studio comparativo sulla salute di bambini ipervaccinati e mai vaccinati.