I conflitti di interesse e una riforma possibile per la Sanità

"Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica pubblicata o fare affidamento sul giudizio di medici rispettati o su linee guida mediche autorevoli.
Non mi fa piacere questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza nel corso dei miei due decenni come Direttore del N
ew England Journal of Medicine".
Marcia Angell

In questo articolato intervento il dottor Alberto Donzelli affronta il tema dei conflitti di interesse nella ricerca biomedica e nella sanità pubblica con grande lucidità e corposa documentazione scientifica. Il quadro che ne esce è preoccupante.

Da combinazioni di metanalisi emerge, in estrema sintesi, una sanità pubblica mondiale manipolata in cambio, talora, di modesti vantaggi.

Molte prescrizioni di medicinali (e non solo) subiscono anche l’influenza di “dazioni” delle industrie farmaceutiche. Ai grandi viaggi e agli hotel lussuosi per influenti opinion leader, i nuovi limiti (senza efficaci sanzioni) imposti da diversi Stati, hanno fatto aggiungere anche piccoli benefici offerti da informatori farmaceutici. Varie ricerche hanno mostrato che anche omaggi oggettivamente modesti possono spostare i numeri delle prescrizioni verso prodotti più costosi, talora inutili, o peggio, senza che chi ne è condizionato ne abbia consapevolezza.

Oltre alle prestazioni in crisi della sanità pubblica anche la ricerca scientifica in campo sanitario non se la passa bene. La presentazione documenta come le relazioni finanziarie di varia natura dei ricercatori con le aziende produttrici dei farmaci o delle tecnologie sanitarie oggetto di indagine, condizionino in maniera significativa i risultati delle ricerche, favorendo di fatto politiche sanitarie meno efficaci e sicure di quanto sarebbe stato possibile.

C’è una soluzione a questo cul-de-sac della bioscienza?

Il dottor Donzelli propone una serie di correttivi via via più incisivi, fino a illuminanti riforme strutturali del finanziamento della ricerca e della disseminazione e comunicazione dei suoi risultati.

La presentazione propone, inoltre, una rivoluzione nel campo della Sanità: se oggi i sistemi sanitari in essenza “pagano la malattia”, cioè pagano in base ai numeri di prestazioni di diagnosi e cura erogate, si possono in alternativa ricondurre le remunerazioni all’interno di un modello che “paga la salute”.

L’uovo di Colombo potrebbe essere pagare gli attori in Sanità (e finanziare le Organizzazioni in cui essi lavorano) in base alla salute e longevità sana delle coorti dei relativi assistiti. Come si può fare? Pagando i medici e le loro organizzazioni in base a quote capitarie “pesate in modo progressivo per età degli assistiti”. Obiettivo: una maggior longevità sana, e a costi sostenibili.

Detto così sembra uno slogan, ma è un modello ben strutturato e articolato, che ho trovato nella sua essenza semplice e molto convincente. Ho solo dovuto avere la pazienza di accostarmi alla sua illustrazione con mente aperta, perché richiede di uscire dal paradigma corrente e di abbracciarne uno nuovo.

Suggerisco a tutti questa lettura propedeutica:

Una riforma strutturale per la sanità: pagare la salute, non la malattia
Allineare le convenienze dei diversi attori all’etica e alla salute della comunità dei cittadini
https://fondazioneallinearesanitaesalute.org/2019/09/cap-14-del-libro-un-nuovo-mondo-per-fare-salute-le-proposte-della-rete-sostenibilita-e-salute/

e per approfondimento i materiali della Giornata di studio svoltasi a Milano per presentare questo Modello di riforma strategica della Sanità: http://fondazioneallinearesanitaesalute.org/2016/11/giornata-di-studio-3-dicembre-2016/

A chi resta scettico dopo la presentazione generale, consiglio per esperienza diretta la lettura del Manuale https://fondazioneallinearesanitaesalute.org/wp-content/uploads/12-Manuale-con-obiezioni-e-relative-risposte.pdf, che ha dato risposte a molti dei miei interrogativi.

Il Consiglio direttivo della Fondazione Allineare Sanità e Salute fondazione.as@gmail.com è comunque disponibile a discutere in modo costruttivo del “Modello che paga la Salute”, per una sua migliore comprensione, affinamento, con l’auspicio di arrivare a discutere la fattibilità di possibili applicazioni, anche parziali, in contesti Regionali e di aziende sanitarie.