Dalla crisi della spiritualità all'avvento della "bestia" apocalittica - Igor Sibaldi

Intervista di Giulietta Bandiera
 

sibaldi bandieraQuesta chiacchierata, Igor Sibaldi ed io ce la siamo fatta nel settembre scorso all'Istituto di Psicodinamica di Milano, ma oggi, alla luce di quello che succede, è diventata di ancora più stretta attualità.

Igor, come sapete è autore di libri di successo, conferenziere, traduttore, studioso di teologia, storia di religioni, epistemologia, filosofia, mitologia, psicologia, sciamanesimo… Eppure, Igor, tu dici di essere solo uno scrittore…

Eh, basta scrivere di fantasy!

Appunto. Il tuo valore aggiunto rispetto a tutti gli altri relatori è anche questo, che tu fai veramente divertire, parlando di cose serie con grande ironia e leggerezza…

E’ importante questo.

E’ importantissimo ed è di chi ancora conserva un fanciullino... Tu hai proprio quel gusto che hanno i ragazzini nella pubertà, quell’ironia un po’ dissacratoria…

Che però ritrovo soprattutto negli anziani, perché il bambino interiore adesso ha sugli ottant’anni!

Come facevano i sufi, Gurdjieff, e come fanno i koan dello zen, tu usi moltissimo il paradosso... Lo fai perché ti diverte, o c’è uno studio dietro questa tua modalità, questo tuo stile di comunicazione?

Non credo sia possibile fare altrimenti. Quando una persona parla in modo ieratico e serio è perché non è sicura di quello che sta dicendo. E soprattutto non è sicura di quello che scoprirà. Le conferenze invece vengono bene se tu sali sul palco e sei pronto al 20%, mentre l’80% è quello che scopri.

Bisogna saper stare nel presente, insomma… tant’è che tu riesci ad andare a braccio anche davanti a un pubblico vastissimo.

Perché mi sto stupendo io per primo! Tanto che a un certo punto mi dico: chissà come continuerà questo discorso? E’ una sorpresa, perché quando una conferenza è impostata bene, ti porta ad essere talmente intelligente che poi a casa non riesci più ad esserlo altrettanto. Vai a fare la conferenza e poi torni a casa stupido come prima, è tristissimo questo, però durante la conferenza è bello. Devi solo fidarti di quello che stai per scoprire. Se non ti fidi, allora sei diventi serio, perché devi tenere tutto sotto controllo.

Chi ti piace dei grandi relatori di oggi, nell’ambito della spiritualità? A quali conferenze vai, o quali relatori ami seguire on line?

Io di conferenze ne ho sentite pochissime e quelle che ho sentito non mi son piaciute tanto… Un mio amico una volta mi ha portato a una conferenza alla Biblioteca Braidense di Milano, di filologia stretta. Era su Damascio, il presunto autore del libro delle gerarchie angeliche e il relatore era un professore molto anziano, che parlava di argomenti che praticamente non interessavano a nessuno… Ma era incantevole. Onestissimo. Ma è successo solo quella volta lì.

Secondo te che cosa serve oggi nel mondo della spiritualità?

Bella domanda, anche perché capita in un momento in cui la vera spiritualità si è completamente smarrita. Ci sono state diverse stagioni. Dapprima c’era la famosa parapsicologia, negli anni Sessanta e Settanta, che era tutta basata sulle sedute spiritiche, ma ha prodotto una sola cosa veramente bella, che era uno sceneggiato televisivo che si chiamava “Il Segno del Comando”. Poi è cominciato il periodo delle tecniche, ossia del mettere in pratica: non star lì a guardare, non stare a meravigliarti. Scopri! E questo era bellissimo, perché tutto a un tratto si spalancavano le menti, laddove la parapsicologia le chiudeva un po’ ed era qualcosa di sospetto e incomprensibile.

E soprattutto non per tutti…

Esatto, quella era solo per gli audaci, anche un po’ cupi. Invece la nuova versione era ultra-aperta, purché una persona fosse disposta ad impegnarsi e prendere sul serio le tecniche che scopriva. Adesso invece c’è una fase di calo, spiegabile da diversi punti di vista, compreso quello della cultura generale. Attualmente la tecnologia, apre delle dimensioni che sono al di là della materia. Se tu usi un cellulare o un computer, sei nel mondo delle meraviglie. Ma anche l’utilizzo della chirurgia estetica, per esempio, ti porta ad uscire dal corpo. Come certe diete, che ti portano a forme di ascesi. C’è una serie di caratteristiche dell’antichissima spiritualità, che adesso sono quotidiane, solo che non sono sostenute da una cultura. Perciò, mentre la spiritualità di una volta era un guardare oltre il proprio orizzonte, con tutta una serie di elementi trascendenti verso l’alto, tipo gli Dei, gli angeli, ecc, adesso quelli non ci sono più e anche gli angeli di cui si parla sono puro folclore, tipo l’angelo consolatore, quello poetico, ma si è persa completamente tutta quella parte mistica che c’era un tempo.

Questo ricorda il filosofo Emanuele Severino, il quale diceva che la tecnologia sarebbe diventata il nuovo Dio.

La tecnologia però tira un po’ troppo giù il cielo. E poi c’è un’altra cosa: in Italia c’è una forte povertà linguistica, per cui le persone che si occupano di spiritualità non hanno la più pallida idea di cosa significhi la parola spirito.

Cosa che tu adesso però ci spiegherai…

Se vuoi sì e anche la differenza tra spirito e anima. Perché l’anima è qualcosa che pochi saprebbero definire, ma l’anima è un principio di identità. C’è qualcosa che unisce te quand’eri bambina, appena nata, quando avevi quattro anni, nove, quindici, venti, o trent’anni, e quel qualcosa che ha mantenuto una coerenza nell’esperienza è il tuo principio di identità, che al passato si chiama anima.

Non per niente nelle religioni dove c’è il giudizio universale, sono le anime, cioè chi uno è stato, a presentarsi al giudizio. Spirito invece è il tuo principio di identità al futuro, cioè quello che tu puoi essere, ma che non sei ancora. Questa è la parte spirituale, che sarebbe bellissimo riscoprire, perché, mentre la religione si preoccupa di curare le anime, di pulirle, candeggiarle e stirarle, perché si presentino bene al giudizio universale, invece c’è un’altra cosa di cui la religione non si occupa, che è lo spirito delle persone, le loro potenzialità.

Ma spirito è una parola molto danneggiata dall’uso linguistico italiano, perché vuol dire troppe cose, in contrasto fra loro. Per esempio, quando uno parla di una bevanda che contiene “spirito”, parla di una bevanda inebriante. Ma se dici che uno ha “presenza di spirito”, quello non è ubriaco. Lo spiritoso non è uno che ha bevuto, anzi, è piuttosto lucido… E c’è anche un’altra cosa: lo “spirito” del morto, per esempio, è lugubre, triste, ma la “battuta di spirito” invece è allegra… Quindi lo spirito sembra essere un concetto po’ nebuloso. Io sarei perciò per una coerenza linguistica, per restare su basi solide, per spiegare… Perché mettere in mano a persone strumenti linguistici, è come dargli il mondo e all’invisibile tutto quello che serve sono le parole, perché non si può toccare. Non è chimica, non è fisica. Dunque la prima cosa è la precisione delle parole, perché se la parola è imprecisa, ti perdi.

Un’altra cosa importante è la laicità assoluta, perché nella spiritualità c’è una terribile nostalgia della religione.

Ma anche nello scientismo…

Che infatti è un’altra religione, cioè un “dammi qualcosa in cui credere”.

Perciò se io ti dico che adesso fuori piove, tu puoi dire che non è vero. E invece c’è chi dice: “se l’ha detto lui, ci credo”. E possiamo discutere a lungo del fatto che sia vero o no che fuori piove, ma se vai a vedere e se ti accorgi che piove, allora l’esperienza del credere cessa, perché diventa un costatare.

Ecco, tanta gente è orfana dalla religione, perché il cattolicesimo è un vero disastro ultimamente dal punto di vista spirituale, visto che parla solo di politica, di società e di morale. Perciò tanta gente vuole un surrogato di questo. Ma non è affatto ciò che serve.

Invece si cercano delle persone che facciano per noi, i cosiddetti “facilitatori”...

E per non dire suora, dici guru. Accade a tante persone fragili, ma occorre spiegare a queste persone che il guru non serve, perché hanno già tante cose dentro di sé da scoprire.

Diciamo che, ormai, non serve più.

Il guru è una cosa tipicamente anni Settanta, anche perché è un po’ un approfittare della debolezza della gente… Perciò non crederci, ma scopri. Non sostituire certezze con altre certezze, a che cosa serve? Solo a bloccarti. Bisogna scoprire, imparare, conoscere… fare riferimento ai libri e poi formare una comunità. Non una comunità di credenti, ma di persone che condividono gli stessi interessi, cosa che attualmente non è favorita dalla società attuale… A me per esempio piace tantissimo parlare di questi argomenti, ma se ne parlo fuori, gli altri non capiscono, mi dicono che ultimamente sono diventato un po’ strano, invece è bello trovarsi con persone che condividono lo stesso desiderio di conoscenza, che oggi nessun altro nutre, perché la Chiesa non ce la fa, la filosofia italiana ha dato forfait da almeno vent’anni e l’intellighenzia parla solo di politica.

A volte tu sei profetico. Io per esempio in questo momento sto notando il manifestarsi di quella che tu chiami speciazione e che stai profetizzando da molto tempo. Vedo la deriva di due categorie distinte di esseri umani e volevo sapere, dove ciò porterà, perché effettivamente è una deriva di due mondi…

Eh sì, e sono contemporanei.

Senza sollevare polemiche, c’è per esempio questa storia dei vaccini. L’Italia vara questi vaccini sui bambini, tanti vaccini. E c’è una teoria, che non so se sia vera, ma suona abbastanza vera, che i vaccini indeboliscano l’organismo e portino a un consumo maggiore di medicine ai bambini vaccinati quando cresceranno. Poi c’è anche un’altra cosa, che si chiama obsolescenza programmata, i computer o i telefonini che compri sono programmati per durare poco e poi non servono più e sei costretto a comprartene di nuovi. Mentre prima si allevavamo animali, adesso è cominciato un allevamento di persone. Mai come ora. Perché c’è una gran quantità di persone che si lasciano allevare.

Come nel film “Matrix”…

Eh, sì, “Matrix” ci è arrivato presto. Ci ha visto bene. C’è una gran quantità di persone che si lasciano allevare e che non si accorgono che ci sia nulla di strano. E se glielo dici si arrabbiano pure. E poi ci sono persone che le allevano. Sono due specie culturali diverse. Di solito nella biologia, quando si formano due specie, queste non sono possono riprodursi fra loro. A volte invece nella società avviene che si formino due specie culturali, per esempio i ricchi e i poveri, ma che esse comunichino fra loro, scambiandosi dei comportamenti, o modi di pensare, perciò a volte si incrociano, oppure un povero diventa ricco e un ricco diventa povero.

In questo caso, invece, le due specie che si stanno formando non sono in contatto fra loro. Lo sfruttatore dell’allevamento umano non ha più contatti con gli allevati. Gli sfruttatori parlano tra di loro, mentre l’allevamento umano subisce e non capisce. Io per esempio non sono sicuro che quello che ha inventato FB permetta ai suoi figli di usare FB. Penso di no. Perché probabilmente conosce benissimo le controindicazioni. Per cui gli uni fanno una specie culturale a sé, e questi ne fanno un’altra e son tantissimi. Questa è la parte brutta della speciazione, che purtroppo si vede molto bene. Anche nella prima guerra mondiale, per esempio, c’erano i generali che mandavano a morte gli eserciti e anche allora non c’era rapporto tra il generale e isolato, però c’era lo scrittore che prendeva nota e lo diceva. Adesso invece c’è una terza specie che si sta formando, non è né allevatrice né allevata e pensa che ci sono altre vie di evoluzione. Perciò a volte tenta di parlare con gli allevati, dicendo “ma che fate?” e spera che escano dal loro stato, però di solito non funziona, anzi, . Allora cerca di parlare agli allevatori e dice: “dai, però, state esagerando”. Ma anche questi ultimi non danno retta, anzi, se uno di questa terza specie lo trovano indifeso, è facile pure che lo ammazzino. Quindi mettetevi in protezione… Protezione spirituale, intendo.

Come al solito scherzando stai dicendo cose serissime e purtroppo anche molto vere. Ma dove pensi che porterà questo processo?

Quando c’è una fase evolutiva di speciazione, quando cioè si stanno formando speci nuove, la specie più numerosa, in questo caso gli “allevati”, si sa dove va: va dove è sempre andata… Per chi ne fa parte, quindi, non cambierà niente.

Non si accorgono di niente?

Di niente, anzi il loro segreto per sopravvivere è proprio non accorgersi, perché quando si sta male, la cosa migliore è vedere e capire poco, per soffrire meno, quindi la maggioranza rimane lì e non vuol vedere.

Le altre due speci, invece, quella degli “allevatori” e quella intermedia, non ho idea di dove vadano a finire. Perché le speciazioni sono sempre a caso… Quando il mammifero tenta di diventare anfibio, non sa cosa gli capiterà dopo.

E’ imponderabile quindi?

E’ una cosa che sanno molto bene gli evoluzionisti, quella che loro chiamano: “competence without comprehension” e che avviene quando, nell’evoluzione, l’organismo si accorge di poter fare qualcosa, ma non sa ancora che cosa. Per cui sa che è capace di trattenere il fiato a lungo sott’acqua, ma non sa cosa diventerà per questo... Non c’è una strada tracciata, quindi non si sa dove porti.

Tu sei un esperto di Scritture Sacre; vedi una corrispondenza fra quello che sta succedendo e quello che racconta l’Apocalisse?

L’Apocalisse è un libro che non si legge una pagina dopo l’altra; l’Apocalisse va in tante direzioni diverse. Su alcuni punti ti fermi e ci puoi rimanere un annetto, per capirci qualcosa. E’ una teoria della storia.

Tanto per dirne una, nel capitolo 13 dell’Apocalisse, a un certo punto, si parla della “bestia”, che esce dal mare e che fa diventare tutti quanti “mandria”. E dice che la “bestia” metterà sulla fronte e sulla mano destra di tutti, un marchio senza il quale non si potrà né vendere né comprare e questo marchio è un numero, ma è anche un nome, che però richiede intelligenza per essere capito: il numero è 666.

Che significa che richiede intelligenza?

Tutte le volte che in un testo greco-ebraico (come è l’Apocalisse) c’è la frase “richiede intelligenza” vuol dire che si riferisce all’ebraico; l’intelligenza in quel caso indica la conoscenza dell’ebraico, se no non puoi capire. Ora, nell’alfabeto ebraico, dove le lettere corrispondono ai numeri, il 6 corrisponde alla “w” (che in ebraico si chiama “vav”). Quindi 666 corrisponde a www, la sigla del World Wide Web, ovvero la ragnatela che si estende in tutto il mondo. Ed è inter-net (cioè di nuovo: rete).

bestiaMa quello che è più interessante ancora è che l’Apocalisse dice: attenti, che arriverà un momento in cui vi metteranno sulla testa e sulla mano destra (quella con cui firmi) il www (666).

Un altro lo ha detto, nel frattempo ed è il Mago di Oz. Nella favola, Dorothy (la protagonista) ha un problema, perché ha una nemica, che è la Cattiva Strega dell’Ovest, che in inglese si dice Wiched Witch of the West, ancora una volta “www”, per cui quando hanno scelto www come sigla di Internet, lo sapevano…

Ma non è finita: sul codice a barre, senza il quale come sapete, non si può né vendere né comprare, ogni barra corrisponde a un numero.

Bene, la prima barra, la barra centrale e l’ultima barra del codice a barre, corrispondono al numero 6, quindi di nuovo 666. Tant’e vero che un alto prelato di Mosca ha fatto espressa richiesta a Putin di non mettere il codice a barre sulla merce che si vende in unione sovietica...

A voi le riflessioni finali.